AdBlue veicoli Euro 5 e 6: un additivo necessario per ridurre le emissioni
Contenuto aggiornato in data 09/03/2022
Il 1° marzo 2022 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto contenente misure a favore del trasporto merci su strada e al contenimento dei prezzi dei prodotti energetici. Il decreto riconosce un contributo sotto forma di credito d’imposta per acquisto AdBlue.
Preservare l’ambiente è una delle necessità più impellenti per garantire un’economia sostenibile. I produttori di veicoli a tale scopo incorporano nei motori diesel un sistema in grado di ridurre i gas inquinanti, mediante l’utilizzo dell’AdBlue, un additivo necessario per ridurre le emissioni. Negli ultimi anni l’Europa ha attuato diverse politiche per affrontare i problemi legati all’inquinamento, soprattutto quelli correlati al settore del trasporto su strada; l’obiettivo è ridurre gli effetti nocivi prodotti dalla combustione dei motori diesel e benzina.
Un importante contributo per il settore dell’autotrasporto arriva con il Decreto 1° marzo 2022, che mette a disposizione un credito d’imposta sull’acquisto dell’AdBlue e del gas naturale liquefatto. Vediamo l’AdBlue cos’è, perché è importante per i veicoli euro 5 e 6 e quali sono i destinatari del credito d’imposta autotrasporto.
AdBlue: cos’è
L’AdBlue è un prodotto sintetico, incolore e inodore; è composto da una soluzione acquosa di urea ad elevata purezza e da acqua demineralizzata.
È utilizzato sui veicoli con motore diesel euro 5 ed euro 6 allo scopo di ridurre le emissioni degli ossidi di azoto dai gas di scarico. Gli Nox sono azzerati mediante un dispositivo di post trattamento dei gas di scarico dei motori diesel, in combinazione con la tecnologia Scr (Selective Catalyst Reduction).
Norme antinquinamento: il potere dell’AdBlue
L’utilizzo di AdBlue consente di continuare a produrre motori diesel, nel rispetto delle normative antinquinamento.
La legge prevede che una volta esaurito l’additivo AdBlue, non è possibile riavviare il motore del veicolo; del resto, senza additivo il catalizzatore Scr non entrerebbe in funzione, di conseguenza non sarebbero rispettate le norme antinquinamento.
Un veicolo che non ha la possibilità di utilizzare l’AdBlue rischia di restare fermo. Ciò comporta un problema di grande portata nel settore dell’autotrasporto, con il rischio che molti camion non possono continuare a viaggiare.
Alternative all’AdBlue: le pratiche illegali
Esistono degli emulatori in grado di illudere la centralina sul livello di additivo AdBlue presente nei veicoli. Si tratta, però, di alternative illegali.
In commercio esistono dei software che riescono a disattivare l’Scr, facendo funzionare ugualmente il motore diesel anche in assenza di AdBlue. Una pratica che rende il veicolo fuori legge, che fa decadere la garanzia sul veicolo e comporta sanzioni molto pesanti.
Non esiste una norma specifica nel Codice della Strada, ma il riferimento normativo a cui fa capo questo illecito è l’art.78 che vieta modifiche alle caratteristiche tecniche del mezzo, non riportate sulla carta di circolazione.
Inoltre, con l’assenza di AdBlue il veicolo genera emissioni inquinanti, provocando danni irreparabili all’ambiente e alla salute dell’uomo.
Costo energia ed emergenza AdBlue
ll costo elevato dell’energia ha causato il blocco della produzione da parte dello stabilimento di Yara Italia, unico produttore in Italia dell’AdBlue. Lo stabilimento di Ferrara è l’unico in Italia in cui sono sintetizzate sia l’ammoniaca sia l’urea, mediante un processo industriale che richiede elevate quantità di energia; questo ha provocato la sospensione delle sue attività per circa un mese, generando agitazione e preoccupazione nel settore del trasporto su strada.
I negozi e i distributori di carburante inizialmente hanno esaurito le scorte di additivo a causa della corsa all’approvvigionamento; successivamente i prezzi applicati dai rivenditori sono raddoppiati.
Alcune aziende, per sopperire alla mancanza dell’AdBlue, hanno fatto ricorso a metodi illegali: manomissione del dispositivo di bloccaggio, acquisto di prodotti impuri e dannosi, acquisto dell’additivo mediante canali illeciti.
È necessario chiarire che attualmente non vi è carenza di AdBlue; ciò che preoccupa il settore del trasporto su strada è l’aumento del costo dell’additivo.
Credito d’imposta autotrasporto: acquisto AdBlue e gas naturale liquefatto
Il Decreto 1° marzo 2022 promuove la sostenibilità e il processo di efficientamento energetico nel settore del trasporto merci su strada; riconosce per l’anno 2022 un contributo sotto forma di credito d’imposta:
- credito d’imposta del 15% sul costo sostenuto per l’acquisto AdBlue, al netto dell’imposta sul valore aggiunto del componente. Il contributo spetta alle imprese con sede legale o stabile organizzazione in Italia, esercenti attività logistica e trasporto merci conto terzi con mezzi di trasporto di ultima generazione Euro 6D a bassissime emissioni inquinanti;
- credito d’imposta del 20% sulle spese sostenute per l’acquisto di gas naturale liquefatto utilizzato per la trazione dei mezzi, al netto dell’imposta sul valore aggiunto. L’agevolazione spetta alle imprese che hanno sede legale o stabile organizzazione in Italia ed esercitano attività di logistica e trasporto merci in conto terzi con mezzi di trasporto ad elevata sostenibilità, ad alimentazione alternativa a metano liquefatto.
In entrambi i casi il credito d’imposta può essere utilizzato esclusivamente in compensazione e non concorre alla formazione del reddito d’impresa; per ottenere il credito d’imposta è necessario presentare le fatture d’acquisto.
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